Continua a tenere banco, in casa Juventus, il mancato rinnovo di Paulo Dybala. Il club, nel corso del meeting andato in scena nella tarda mattinata di lunedì tra l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e l’agente del calciatore Jorge Antun, non ha voluto presentare alcun’offerta all’argentino sancendo così l’addio. Il calciatore, a partire da luglio, sarà quindi libero di scegliersi la sua prossima destinazione mentre i bianconeri, per sostituirlo, hanno già puntato i riflettori su Mohamed Salah.
Il simbolo del nuovo corso, in ogni caso, sarà Dusan Vlahovic preso nell’ultima sessione del mercato. Il serbo ha avuto fin da subito un impatto importante a Torino, diventando il principale trascinatore della squadra verso i piani alti della classifica. Un’operazione onerosa dal punto di vista economico-finanziario (circa 70 milioni soltanto per acquistarlo dalla Fiorentina), che sta già pagando i dividendi sperati.
Un colpo che ha, di fatto, avviato la rivoluzione che proseguirà poi in estate: sono infatti tanti gli elementi che, come Dybala, lasceranno il gruppo al termine dell’attuale stagione. In primis Federico Bernardeschi, ma anche Daniele Rugani e Adrien Rabiot. Da valutare, inoltre, le posizioni di Arthur e Weston McKennie (potrebbe essere utilizzato come pedina di scambio per arrivare a Nicolò Zaniolo). Come detto, si ripartirà da Vlahovic di cui Arrivabene ha voluto parlare proprio in queste ore.
Dybala via, il simbolo della Juventus è Vlahovic: le parole di Arrivabene
Il dirigente, nell’occasione, ha commentato la trattativa che lo ha portato alla corte di Massimiliano Allegri rilasciando altre dure dichiarazioni nei confronti di Dybala. “Quando abbiamo speso quella cifre per Vlahovic investendo su talento e età – sono le sue parole riportate nell’editoriale odierno del direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni – era chiaro ma nessuno lo ha voluto capire che qualcuno sarebbe dovuto partire. In realtà più di qualcuno”.
Arrivabene è poi andato avanti. “Ho letto anche che sarei stato poco chiaro? Lo sono stato fin troppo. A furia di messaggi in codice calcistico va a finire che le cose dette chiare non le capisce più nessuno. Per me la Juventus viene prima di tutto e di tutti. So bene che non cambierò il calcio ma so altrettanto bene che il calcio non cambierà me”.